Il lighting design: l’importanza della luce negli allestimenti degli stand fieristici

Scopri come illuminare al meglio i tuoi allestimenti durante una fiera

Prima di comprendere l’importanza del lighting design negli eventi fieristici, capiamo meglio cosa fa il lighting designer e quali sono i suoi obiettivi. Si tratta di un professionista che sfrutta la luce come mezzo comunicativo, di espressione, come strumento che valorizza un ambiente, la location prevista per un evento o una cerimonia. Il lighting designer utilizza lo strumento luminoso in modo funzionale ed estetico, e si occupa non solo delle luci artificiali, ma anche delle sorgenti di luce naturale, delle finestre posizionate nella stanza, delle ombreggiature e dell’esposizione solare, con la mission di esaltare uno specifico spazio durante la progettazione stand. L’illuminazione, però, non è solamente funzionale, ma dimostra un potere seducente che cattura lo sguardo dello spettatore: basti pensare ai negozi di un centro commerciale, in cui gli allestimenti vengono sapientemente illuminati con proiettori, spotlight e faretti disposti in modo da valorizzare un articolo preciso e richiamare l’attenzione del consumatore. Le luci aumentano il valore dello spazio, amplificando i contenuti che sono all’interno, fungendo da cassa di risonanza alla attività che si svolgono in quel determinato ambiente: l’arte di illuminare con strategie innovative, il cosiddetto lighting design, è fondamentale nell’allestimento degli spazi fieristici e contribuisce a solleticare curiosità, attesa, spettacolarità, desiderio, fino all’acquisto finale, in linea con le più efficaci tecniche di neuromarketing.

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La luce crea aspettative e desideri del cliente

Immaginatevi di entrare per la prima volta in un centro commerciale: a prima vista, siamo invogliati ad entrare in quel negozio grazie alla disposizione dell’illuminazione. Attraverso le vetrine e l’allestimento, le luci richiamano il cliente, attraggono i passanti che tranquillamente girovagano, seducono, modellano il paesaggio come uno scultore fa con la materia prima: proprio per questo si dice che la luce soddisfi una funzione fortemente materica, e plasmi lo spazio, creando una sorta di spazio sociale in cui le persone s’incontrano e tessono relazioni. La luce, sia artificiale sia naturale, colpisce gli oggetti che a loro volta, tramite il fenomeno della rifrazione, si mostrano in tutta la purezza dei materiali, nella vivacità dei colori: inoltre, l’illuminazione è in grado di personalizzare e diversificare un negozio rispetto a un altro, tramite intensità e grado di calore differenti. Scopriamo di più su quali siano i trucchi del lighting designer per sfruttare il potere della luce negli spazi espositivi fieristici, con il fine di intrattenere, coinvolgere, catturare gli ospiti e, naturalmente, aumentare le vendite e la fidelizzazione! 

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Prima regola: creare l’atmosfera giusta

Il retailer dovrà valutare che tipo di sensazioni desidera creare nel cliente: un’erboristeria, ad esempio, avrà luci più calde e rilassanti rispetto a un negozio di abbigliamento sportivo! Lo stand di prodotti gastronomici, o di vini prestigiosi, punterà su un calore maggiore, su luci accoglienti, calde, suadenti, nelle sfumature del rosso, del cremisi, del pesca. Un allestimento di prodotti per il bagno, al contrario, si focalizzerà su luci dirette, fredde, che intensificheranno le sensazioni di pulizia e igiene. In questo caso la luce identifica il prodotto che si troverà all’interno del negozio o dello stand fieristico.


Seconda regola: sfruttare al meglio i materiali e la luce naturale

La scelta di particolari finiture e della palette cromatica dei materiali può coadiuvare la funzione della luce artificiale: pareti e soffitti nelle sfumature del bianco, come il crema o il beige, ad esempio, aumentano la percezione di spazialità e rendono l’ambiente più ampio tramite un intelligente trompe l’oeil. Se, invece, si desidera ottenere un’atmosfera più elegante e raffinata, sarà opportuno puntare su tinte calde, suadenti, vellutate, nei toni del cioccolato e del caramello. La luce naturale influenza in modo sostanziale l’interno della stanza, sottolineando sentori freddi che virano sul blu, perfetti per creare sensazioni di pulizia, sobrietà, igiene: per veicolare l’emozione di apertura, la strategia migliore è dotare l’ambiente di vetrate continue che faranno entrare la luce. Al contrario, led, faretti a incasso, spotlight e applique sfruttano l’effetto caldo, setoso e vellutato della luce incandescente: in questo caso la luce artificiale è più adatta per un ristorante romantico, in cui incontrarsi di sera per una cena a lume di candela.

Qual è il trucco del miglior lighting designer, quindi? Saper trovare il giusto compromesso con calore, saturazione, intensità della luce per valorizzare il prodotto che si desidera sponsorizzare e vendere: in alcuni casi, ad esempio, sarà necessario installare particolari luci frontali per illuminare in modo diretto i prodotti e farli emergere come protagonisti dell’allestimento. 


Terza regola: migliorare l’esperienza dello shopping con la luce

Il ruolo del lighting designer in un evento fieristico è mettere in scena gli articoli, i contenuti in vendita, come si trattasse di uno show, di uno spettacolo in cui gli attori sono i cosiddetti luoghi del consumo e per farlo è possibile:

  • giocare con i contrasti luminosi;
  • illuminare il pavimento e gli scaffali per ottenere punti luminosi strategici;
  • distribuire la luce in modo corretto per valorizzare gli articoli da vendere;
  • non puntare tutto sulla luce artificiale, ma valorizzare quella naturale con l’uso di vetrate e porte finestre;
  • alternare differenti intensità luminose;
  • considerare la retroilluminazione per catturare l’attenzione su particolari prodotti in vendita.

Uno stand fieristico, o un point all’interno di un evento, rappresentano il palco, l’agente interattivo, e le luci creano il dialogo sensoriale con lo spettatore che altri non è se non il consumatore. Progettare la luce significa coinvolgere il cliente in un’armonia di luci, colori, che rimandano a storie, racconti, sensazioni ed emozionali. In questo modo l’utente si potrà immedesimare in quell’ambiente e ritrovare il proprio immaginario con un messaggio immediatamente decodificato. 


Perché una agenzia di organizzazione eventi e allestimenti stand fieristici 

Da quanto fino a qui esposto, non possiamo che considerare, quindi, la luce, uno dei protagonisti indiscussi nell’organizzazione di un evento o nell’allestimento di uno stand, e in virtù di questo che il consiglio è quello di fare affidamento su una agenzia di organizzazione eventi, specialmente se specializzata nel lighting design. Perché? Beh, detto in una sola parola: professionalità.
La luce non è solo un elemento decorativo: è un vero e proprio linguaggio, un modo per raccontare una storia, per evocare emozioni e coinvolgere il pubblico a un livello più profondo e richiede competenza tecnica e capacità artistica. Solo così è possibile “forgiare la luce”, piegarla o romperla, per renderla un vettore di comunicazione, mescolando fonti di luce naturale e artificiale, giocando con ombre e riflessi, usandola per evidenziare determinati elementi e crearne di nuovi dal nulla. Ma in questa maniera sarà anche possibile liberare il brand dalla complessità tecnica e logistica dell’illuminazione, permettendogli di concentrarsi solo su ciò che conta realmente: instaurare un dialogo profondo e intimo con gli ospiti di un evento, così da creare relazioni durature nel tempo.
Coinvolgere professionisti in questo ambito non è certamente un surplus né un possibile consiglio, ma piuttosto un elemento essenziale alla riuscita stessa di un evento, perché quando la luce è giusta, tutto sembra possibile.

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