Impatto emotivo nel viral marketing social: 5 motivi per i quali “il contagio” funziona

Si chiama viral marketing e si basa sulla capacità di catturare l’attenzione dello spettatore, possibile acquirente e consumatore, andando a stimolare le emozioni: come un ticchettio continuo, che funziona grazie a una forte cassa di risonanza (i social, ad esempio), una campagna marketing diventa virale, e si propaga proprio come un virus, diventando appannaggio di tutti in poco tempo.
Durante il processo decisionale, come disse Herbert Simon nel 1955, la ragione e la razionalità di una persona viene condizionata da molteplici fattori, fra cui le informazioni che possiede, i suoi limiti cognitivi e il tempo limitato di cui dispone. 

Nell’epoca velocissima che ci contraddistingue, dominata dal digitale, prendere decisioni si basa soprattutto su un limite di tempo prestabilito, che è in realtà la manciata di secondi che divide una scrollata di post da un’altra. I social e i dati che ci forniscono viaggiano rapidamente: per questo motivo l’individuo ha sempre meno tempo per valutare decisioni responsabili e consapevoli, e si fa condizionare sempre di più dall’aspetto emotivo e dalla sfera emozionale. Un’interpretazione, questa, che in psicologia si basa su euristiche e bias, che in realtà sono prese di posizione e decisioni non del tutto consapevoli, derivate da una profonda non conoscenza e mancanza di esperienza verificata. Sarà il nostro un mondo fatto di sole emozioni e quindi di percezioni? Pare che il mondo del marketing virale, o del marketing non convenzionale,  sappia beneficiare molto bene delle emozioni… pensiamo ad alcune campagne che ci hanno abituato a “l’effetto sorpresa”.  Scopriamo quali sono i 5 motivi su cui il “contagio” si basa e funziona.

1: Connessione emotiva

Come abbiamo appena descritto, la sfera emozionale viene coinvolta in prima linea in un comune approccio con una campagna virale, come può essere un #trend su TikTok o una pubblicità, proprio perché l’epoca del digitale va veloce, e lascia poco tempo per pensare e per ragionare troppo. Le scelte devono essere effettuate in maniera rapida, in quella manciata di secondi che separa una notizia da un’altra, un post da quello seguente. L’unico appannaggio decisionale che rimane allo spettatore è quello sensoriale, emotivo, emozionale, per l’appunto.

2: Condivisione sociale

Una campagna virale diventa tale quando riesce a condizionare il pensiero comune e, in modo del tutto positivo, a smuovere le coscienze. Parlando di importanti esperimenti virali online, come quello contro la violenza di genere, il tam tam mediatico e la cosiddetta condivisione sociale possono trasformarsi in uno strumento, in un’arma vincente per veicolare un messaggio, e per trovare una soluzione a un problema concreto. 

3: Memorabilità del messaggio

Fra gli esempi di pubblicità virali più importanti, bisogna citare quelli contro la droga, contro la violenza di genere, per la lotta al femminicidio, per la battaglia ai diritti civili, a favore della ricerca contro il cancro, e così via: si tratta di contenuti con uno spessore sociale, etico e talvolta politico, con un messaggio importante e soprattutto memorabile da veicolare. Campagne social dello stesso standard, ma con un obiettivo finale volto alla vendita, sono quelle dei noti brand che sono diventati fenomeni di massa, e che si basano su un concept di mass marketing: parliamo, ad esempio, di grandi multinazionali della nostra epoca, per cui la risonanza virale è fondamentale. Anche l’arte partecipa in maniera attiva alle cosiddette campagne virali: tanto per fare un esempio le pubblicità e i cartelloni fotografici, anche quelli a volte “più datati” che però, per la potenza virale del messaggio, risultano attuali. La memorabilità del contenuto è fondamentale, e si trasforma spesso in sorpresa, spettacolarizzazione, frattura, tramite anche immagini e video che creano sempre e comunque emozioni.

4: Coinvolgimento del pubblico

Le emozioni, ancora una volta, sono il pane delle campagne e delle pubblicità virali, poiché coinvolgono lo spettatore in modo attivo. Si tratta soprattutto di emozioni primarie che si fondano su concetti di piacere e di dispiacere, e che condizionano le nostre valutazioni spostando la nostra capacità di razionalizzare, in realtà, dal fenomeno che ha suscitato la reazione emotiva. In parole povere, se qualcosa genera una reazione nello spettatore, si viene orientati verso sole due direzioni opposte, la fuga o l’empatia. Per questo motivo si parla anche di orienting marketing: sui social, un contenuto ci colpisce sul piano affettivo e ci porta a voler per forza mostrare il nostro disappunto o la nostra partecipazione mediante un like, la condivisione di un post, un commento immediato. L’urgenza e le reazioni velocissime che stanno alla base dei social, amplificano la cosiddetta emozionale, che è una dinamica inconscia a dir poco agli antipodi della razionalizzazione.

5: Autenticità e credibilità

Le risposte sui social si basano su reazioni, sulle cosiddette reaction, fortemente emotive e non razionali, da distinguere da quelle che si basano sul sentimento, più organizzate a livello cognitivo. Cosa può fare un marchio per aumentare la propria brand reputation? In primo luogo è fondamentale aumentare sentimenti come credibilità e affidabilità, puntando su un focus che è il messaggio autentico. Non solo reazioni, ma sentimenti veri e veritieri che durano nel tempo, questo è l’obiettivo di una campagna che supera il viral e va oltre.

In conclusione

Il viral marketing sui social media, che sfrutta l’immediatezza delle emozioni, può diventare una strategia per creare connessione emotiva, condivisione sociale, memorabilità del messaggio, coinvolgimento attivo del pubblico. Perseguendo i consigli di una competente agenzia di comunicazione e di marketing virale, per una azienda è possibile porre l’accento sull’autenticità del brand, creando narrazioni che impattano positivamente sul proprio pubblico. Il segreto perfetto? Saper trovare quel perfetto equilibrio tra il suscitare reazioni immediate e costruire sentimenti duraturi. Si capisce che non si tratta di una semplice strategia di promozione, ma di un potente strumento di storytelling che, se utilizzato con saggezza, può elevare un marchio oltre i confini del tradizionale marketing, lasciando un’impronta indelebile nella mente e nel cuore dei consumatori.

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